Spesso l’equilibrio tra il “dare” e “l’avere” non è bilanciato allo stesso modo, ci sono dei momenti nella quale qualcuno dà troppo ma riceve troppo poco. Parliamoci chiaro, a volte sembra che per quanto una persona si impegni a fare qualcosa di positivo, ci sarà sempre qualcuno che dall’altra parte non apprezza tale impegno, come se fosse una specie di “contrappasso dantesco“.
Tutto questo naturalmente riferito al calcio, quello sport che tutti noi amiamo, quel passatempo che ogni settimana ci appassiona e che ci fa divertire, a volte anche litigare con qualcuno. Sia chiaro, ognuno ha le proprie opinioni in merito ad un argomento, non si può essere tutti d’accordo se no che divertimento ci sarebbe? Ci sono però dei momenti particolari nei quali sembra ci si dimentichi che i ruoli in questo gioco sono principalmente due: la squadra che scende in campo ed i tifosi che la seguono.
Allegri e la Juventus
Questo breve preambolo è servito ad introdurre un argomento che tiene banco da almeno tre anni, ossia il rapporto tra Massimiliano Allegri ed i propri tifosi. L’eterno dilemma che spacca la tifoseria della Juventus a metà: gli “Allegri in” e gli “Allegri out“, dall’ingratitudine più totale alla massima riconoscenza per il lavoro svolto in questi anni da allenatore dei bianconeri. D’altronde chi non ha mai sentito la fatidica frase “tutti quanti allenatori adesso“?
Non c’è nulla di più vero, nessuna frase è stata mai così azzeccata per l’occasione, siamo tutti quanti degli allenatori di pallone, ci arroghiamo il diritto di sparare sentenze senza mai capire che dall’altra parte c’è qualcuno che ha studiato veramente per svolgere questa professione. Forse è proprio perché Max ha dato tanto per questa squadra, che adesso il tifoso juventino è diventato troppo esigente, forse perché è stato abituato troppo bene a vedere la sua Juventus vincere trofei per tutti quegli anni di fila, quasi per una decade, nella quale il tecnico livornese ha contribuito nell’ingrandimento del palmares bianconero per ben 5 anni.
Da quando ho memoria di calcio, ho vissuto tre epoche calcistiche: l’epoca di fine anni ’90, la Juventus di Marcello Lippi, Ravanelli, Vialli, Davids, Zinedine Zidane e la Champions del 96. L’epoca del 2000, La Juve di Fabio Capello, il famosissimo 5 Maggio, Del Piero, Trezeguet, Buffon, la sentenza di Calciopoli, la Serie B. Ma una delle Juventus più belle e forti, l’ho vissuta proprio con Massimiliano Allegri che dal Milan (dove vinse lo scudetto nel 2011), passò alla corte della Vecchia Signora tre stagioni dopo nel 2014 raccogliendo l’eredità di Antonio Conte.
Allegri e la Juventus: “Dallo scetticismo del suo arrivo, ai suoi 11 titoli nazionali”
Come già citato sopra, era il 2014 e dopo tre scudetti consecutivi Antonio Conte decise di dare le dimissioni da tecnico della Juventus in seguito a delle incomprensioni con l’allora presidente Andrea Agnelli, che decise di prendere un allenatore emergente che aveva fatto molto bene sia a Cagliari che a Milano, dove vinse proprio con il Milan Scudetto e Super Coppa Italiana nel 2011. I tifosi non la presero molto bene e con tanto di contestazione, cori e striscioni, mostrarono il loro dissenso.
Dissenso che si trasformò poi in ovazione; Allegri insieme allo scudetto vinto con 17 punti di vantaggio sulla Roma e con 72 goal fatti e 24 subiti, si porta a casa anche la Coppa Italia. Ma sicuramente il suo risultato più importante fu quello di aver portato i bianconeri in finale di Champions League contro il “mostruoso” Barcellona di Messi, Neymar e Pep Guardiola, partita poi persa per 1 a 3, sfiorando il tanto atteso “triplete” conquistato 5 anni prima dagli acerrimi rivali di sempre dell’Inter.
Quell’anno la Juventus registrava tra le proprie fila 4 dei centrocampisti più forti in Europa: Andrea Pirlo, Claudio Marchisio, Paul Pogbà e Arturo Vidal che uniti a giocatori del calibro di Buffon, Chiellini, Barzagli e Tevez formavano una delle squadre più forti del panorama mondiale.
Il “Leit Motiv” negli anni successivi fu sempre lo stesso, una Juve straripante che ogni anno si rafforzava con alcuni dei migliori talenti d’Europa. Nel 2016 conquista ai danni del Napoli e con 11 punti di vantaggio il quinto scudetto consecutivo (raggiungendo il record di Inter e il grande Torino), la coppa Italia e la Super Coppa italiana; nel 2017 Max si ripete con il classico scudo e la coppa nazionale, raggiungendo la sua seconda finale di Champions League in soli 3 anni, persa contro il Real Madrid di Zidane, Marcelo e Cristiano Ronaldo per 4 a 1. Max Allegri entrò di diritto nella storia della Juventus come uno degli allenatori più vincenti di sempre in Serie A, conquistando ancora Scudetto e Coppa Italia nella stagione 17/18 e Scudetto e Super Coppa Italiana nella stagione 18/19.
Un cammino semplicemente straordinario che solo un allenatore preparato e con il senso del dovere può compiere: conquistati in totale 5 titoli nazionali, 4 coppe di lega e 2 Super Coppe Nazionali in 5 anni, diventando l’idolo dei tifosi. Ma come per tutte le cose c’è un principio e c’è una fine, Allegri rassegna le sue dimissioni al termine della stagione 18/19 per effettuare un così detto “anno sabbatico” e poter finalmente dedicarsi alla famiglia.
Allegri e il suo ritorno alla Juventus: “il feeling con i tifosi”
Nei due anni precedenti al suo ritorno in panchina, le cose in Serie A cambiarono parecchio, Inter e Milan e Napoli a differenza dei 9 anni precedenti si erano potenziate, i nerazzurri l’anno prima spodestarono la Juventus dal trono dopo anni di dominio incontrastato, nonostante tra i convocati della squadra figurasse un certo colosso mondiale di nome Cristiano Ronaldo.
Sarà stato il suo scarso approccio al gioco offensivo, la sua spiccante spavalderia nelle dichiarazioni o addirittura le ultime 3 eliminazioni dalla Champions League contro Lione, Porto e Villareal, ma il rapporto tra Allegri ed i tifosi si è definitivamente incrinato. Difficile spiegare il vero motivo, ma soprattutto è difficile spiegare perché ad un allenatore così vincente ed amato, tutto ad un tratto non viene più riconosciuto nulla. Non può essere solo dovuto ad una mancanza di vittorie o trofei, sarebbe troppo riduttivo, non vi pare?!
L’opinione pubblica si divide in merito e, come anche accade con i tifosi, c’è chi lo sostiene e chi invece no; c’è chi gli attribuisce lo scarso rendimento di campioni come Federico Chiesa e Dusan Vlahovic e c’è chi gli dedica uno striscione allo stadio, ringraziandolo. Molti personaggi dello spettacolo di fede juventina lo sostengono sui social mentre altri lo danno già come dimissionario.
C’è una domanda che mi sorge spontanea fare: Ma è giusto criticare un allenatore che nonostante le difficoltà (mi riferisco all’infortunio di Chiesa ed il forfait di Pogbà e la doppia penalizzazione dello scorso anno), con una squadra che porta con se almeno 5 innesti dalla Next Gen, riesce comunque a rimanere nelle parti alte della classifica della Serie A, lottando per lo scudetto? Arrivati a questo punto mi viene proprio da pensare: “Siamo davvero tutti quanti degli allenatori”.