Nuova giornata, nuovi dubbi. La Juventus di fatto lascia un ulteriore campo con ulteriori tre punti in tasca ma ciò non pare abbastanza nell’andare a bloccare ogni possibile critica. Quasi un paradosso considerando che si tratta di un gioco – che poi tanto solo gioco non è – in cui il principale obiettivo è la vittoria. Nel grande dogma juventino, per lo meno, è così: “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”. Tuttavia, anche chi ci tiene a muovere un pensiero contrario presenta motivazioni a supporto. Si dia credito, perciò, anche alle visioni contrastanti.
Un gioco e che altro?

Parlando di un gioco, come detto, sia dato spazio anche al lato spettacolare del tutto, ciò per cui si paga il biglietto. La parola più giusta probabilmente è proprio spettacolo, gli inglesi direbbero show ma poco cambia. Un principio che accomuna un po’ tutte le leghe calcistiche in giro per l’Europa. Si ricerca sempre la bellezza del calcio, la bellezza della gara. Di fatto una gara ci tiene incollati allo schermo quand’è combattuta e il recente passato ci ha insegnato a catapultare la nostra mente prontamente alla Premier League. Il gruppo inglese è quello che per retaggio culturale associamo alla velocità, ai gol, alla qualità e, va detto, ha sempre avuto i suoi motivi per farcelo credere.

In questo momento storico, per esempio, dopo tanti anni l’Arsenal è tornato a fare la voce grossa, primo classificato. Subito dietro i recenti trionfatori del Manchester City e il glorioso Manchester United. Riusciranno i Gunners ad alzare la coppa alla fine della stagione? Vale la pena arrivare fino in fondo. Possibili ribaltamenti di fronte spettacolari che possiamo ritrovare un po’ in tutta Europa con campionati sempre più combattuti, tutti i principali, fuorché quello italiano. In Spagna è tornato straripante il Barcellona di Xavi: primo a 59 punti davanti ai rivali storici del Real Madrid a meno 8. El Clasico torna ad avere un sapore speciale.

In Francia, invece, continua la piccola crisi del PSG che è sì in cima alla classifica, ma guarda con apprensione le inseguitrici pronte a ribaltare le sorti di un campionato che negli ultimi anni ha visto il dominio dei più ricchi. Parlando di dominio non si può non considerare quello del Bayern Monaco in Germania. Nell’albo d’oro della Bundesliga non c’è traccia di un nome differente da quello dei bavaresi dal 2013 a questa parte. Anche quest’anno occupano la posizione più alta della classe ma a pari merito, caso più unico che raro, con Borussia Dortmund e Union Berlin, senza dimenticare Il Friburgo a sole 3 distanze.
La Serie A come pecora nera

Si potrebbe poi portare il caso del campionato olandese o turco, ma il concetto sarebbe lo stesso. Il ruolo della “pecora nera” in questo momento è affidato alla nostra Serie A. Assistiamo ogni week-end ad un Napoli in veste della miglior Juventus schiacciasassi che vanta un vantaggio di 15 punti sulla seconda classificata. I partenopei sono pronti a essere loro i riferimento per i prossimi anni. Mancano 14 gare, ancora tanti i punti a disposizione, difficilmente però, se utilizziamo la storia come metro di paragone, vedremmo un clamoroso ribaltone. Campionato già chiuso a febbraio? Se così fosse cosa ci direbbe questo in termini di spettacolarità?
Juventus, la bellezza dovrà venire solamente di pari passo

Per un Napoli che fa il bello e il cattivo tempo, ci sono altre squadre, dietro, che devono rimboccarsi le maniche. Attualmente gli azzurri sembrano la squadra più in forma, più motivata, più caparbia e probabilmente più bella. J-Ax, all’anagrafe Alessandro Aleotti, ex Articolo 31 per i più esperti, è un rapper, cantautore, produttore discografico e, tra le altre cose, autore dell’album “Il bello d’esser brutti”, che noi prenderemo in prestito. Analizzando in maniera letterale il titolo cerchiamo di capire quale sia il bello d’esser brutti nel mondo del calcio. Meramente, vincere.

Una gara portata a casa di certo non nasconde una brutta prestazione o magari delle lacune o errori che, al di là del buon esito, si sono notati. Sono tutti fattori che di certo devono far scattare qualcosa, devono far accendere la lampadina nella testa del mister, dei calciatori, dello staff, affinché ciò venga il più possibile limato. Non si può tuttavia non considerare come inevitabilmente il tutto venga mitigato dal raggiungimento del risultato finale. Emblematica in questo caso la situazione della Juventus.
Juventus, la penalizzazione nel tuo destino

I bianconeri si trovano a dover far fronte ad una pesante penalizzazione di 15 punti inflitta in seguito alla recente inchiesta sulle plusvalenze fittizie. Al di là del fatto che questa stessa pena potrà essere rovesciata in appello, l’imperativo per mister Massimiliano Allegri e i suoi ragazzi deve essere quello di racimolare più punti possibili da qui fino alla fine dell’anno per qualificarsi alle coppe europee con il sogno Champions League sempre dietro l’angolo.

All’indomani della sentenza Madama ha vissuto un periodo che è parso più un viaggio sulle montagne russe: prima il 3-3 contro l’Atalanta con annessa rimonta e contro rimonta, poi lo scivolone in casa contro il Monza, subito prima del passaggio del turno in Coppa Italia in sfavore della Lazio dell’ex Sarri. Da quel momento in poi la Juventus ha inanellato una serie di tre vittorie consecutive che la portano oggi al settimo posto con vista, seppur ancora miope, sull’Europa. In una situazione atipica come quella che attualmente sta vivendo la squadra di Allegri l’importante è battere il chiodo finchè è caldo.

Il tecnico dal canto mise in guardi la squadra a suo tempo: inaccettabile sarebbe il rammarico di non aver conquistato abbastanza punti per conquistare un piazzamento in campo internazionale anche in vista di un ribaltamento della sentenza. In caso contrario, quanto meno tentare è vitale. Ecco che un buon risultato in ogni gara, ovvero quello che consegna i tre punti, diventa l’unica cosa che conta. Così come in Europa League, la più grande occasione nelle mani della Vecchia Signora per ribaltare le sorti di quest’annata.

Il tecnico alla guida della Juventus rappresenta con le sue idee e le sue parole questa filosofia. “Non va bene essere bellini e perdenti” disse in tempi non sospetti. Va riconosciuto come in alcuni casi la sua squadra non fu di certo bellina nello stesso momento in cui non fu neanche vincente. Una situazione che di certo non ci si augura mai, forse l’estremizzazione dell’auspicio è ancora lontano, ad oggi contano solo i tre punti. La bellezza dovrà venire solamente di pari passo.