Juventus, Danilo capitano atipico: esegesi di un leader naturale

Juventus-Udinese la vince Danilo da capitano della Vecchia Signora. Il fatto particolare? Non dovrebbe avere la fascia, ma è giusto così

Simone Campana
13 Min Lettura

Sorrisi, salti di gioia e mano che batte sul petto con lo stesso vigore del più sentito degli applausi. Cos’altro potrebbe avvicinare ancora di più la figura di Danilo ai tifosi della Juventus? Ah sì, il gol. L’ha vinta lui la gara contro l’Udinese, l’ha vinta la prima occasione veramente sfruttata dagli uomini di Allegri dopo tanti tentativi a vuoto. Federico Chiesa riceve palla defilato fuori area, lo serve ad Alex Sandro, da questi a Paredes che entra in modalità “Copa America” ed inizia la magia. Il pallone di ritorno dell’argentino per l’azzurro è un mix di bellezza e necessaria tecnica, perchè un numero magico non può esistere senza l’abilità del bravo prestigiatore. Il vero illusionista è quello che ti induce a guardare in uno specifico punto perchè, senza occhi indiscreti, in un altro modo prepara la performance. Ma le mani sono due. La prima finta di caricare il tiro, l’interesse degli spettatori è tutto lì: cosa farà? L’altra mano intanto si muove dentro l’area, fulminea sa che sarà presto nuovo padrone della sfera. Così è.

Chiesa e Paredes
Chiesa e Paredes

Raccontiamo uno scambio che sembrava non potesse arrivare mai. Troppe volte, nei minuti precedenti, gli uomini di Allegri sono apparsi poco sicuri al momento di concludere l’azione, l’ultimo passaggio pareva il Sacro Graal. Nella panchina juventina risuona perentorio un allarme: S.O.S fantasia. Paradossalmente per complicare ancora di più i piani di Madama arriva l’infortunio di Angel Di Maria (altrettanto paradossalmente, non una novità). Accusato di scarso impegno, El Fideo è stato al centro di numerose critiche da parte dei tifosi della Juventus, e di addetti ai lavori, per alcune sue passate scelte, specie dopo la proficua gita in Qatar. Se parliamo di onestà intellettuale, beh, tutto è lecito pensare tranne che non sia un giocatore dalle qualità straordinarie. Infatti, nessuno l’ha mai messo minimamente in dubbio.

Juventus-Udinese, Di Maria
Juventus-Udinese, Di Maria

Nell’arco di un mese con la maglia dell’Argentina, entra da affermato top player ed esce Campione del Mondo. Mica male. Va da sè che la sua uscita dal campo rappresenti una perdita per la Vecchia Signora dal punto di vista della qualità del gioco espresso, neanche troppo piccola tra l’altro. Si spegne l’unica luce all’interno dello scacchiere bianconero. Niente paura, c’è Federico Chiesa, passione elettricista. L’esterno gioca un tempo ma fa tutto quello che serve ai suoi in quel momento, anche se servito poco inizialmente, dà una scossa alla squadra e crea superiorità numerica saltando l’uomo. C’è di più. Il controllo del 22 sul gol non è cosa da tutti i giorni, uno stop di petto tanto bello esteticamente quanto tecnicamente importante. Permette all’ex Fiorentina di dare pace ad un pallone imbizzarrito per poi, senza pensarci due volte, metterlo in mezzo in forma di assist. Ѐ proprio la reattività con cui questi due gesti tecnici si realizzano a rappresentare la vera forza dell’azione bianconera. Il resto lo fa Danilo.

Leggi anche: Juventus, Zola ricorda Vialli: “Grande persona, diversa dalla media”

Juventus, ecco Danilo

Danilo (Juventus)
Danilo (Juventus)

Un oggetto misterioso, così venne definito al suo arrivo alla Juventus, tre anni e mezzo dopo si ritaglia il posto e la riconoscenza che merita: è Danilo Luiz da Silva, per tutti Danilo, il terzino destro tuttofare nonché fidato braccio destro di Massimiliano Allegri. Sostituire Cancelo, acquistato dal Manchester City, non era sicuramente cosa facile e il giocatore brasiliano ha indubbiamente patito la pesante eredità nei primi tempi. Criticato aspramente dai suoi tifosi, Danilo non si è mai dato per vinto e con umiltà e voglia di imparare le intricate dinamiche della Serie A si è messo al servizio della squadra riuscendo a passare dal, cosiddetto, Annus Horribilis alla sua personalissima redenzione. C’è qualcosa di diverso in lui però, sembra quasi che tutto ciò non gli interessi: la squadra ne ha beneficio, questo importa.

L’anno 0, comincia il regno di Danilo

Allegri e Danilo a colloquio, Juventus

È un nuovo anno calcistico in casa Juventus, quello 2021/22, mezza rivoluzione in atto: fuori mister Pirlo dopo il confermato piazzamento in Champions League, indubbiamente peggiore della vittoria dello scudetto l’anno precedente, la vittoria di una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. Lasciano anche Cristiano Ronaldo, fenomeno portoghese che ha collezionato 101 gol e 22 assist nei suoi 3 anni al servizio della Vecchia Signora, e Paratici, storico dirigente. Risultati importanti per ognuno, difficile pensare di poter sostituire personalità così forti. Quello stesso anno in bianconero torna Massimiliano Allegri, l’uomo chiamato a risollevare la squadra dopo una stagione considerata dai più al di sotto delle aspettative. Si sà, alla Juventus non è mai facile. Bisogna trovare certezze, punti fermi.

Danilo (Juventus)
Danilo (Juventus) @Image Sport

Nello spogliatoio c’è una nuova maglietta, il nome lo si conosce, è il numero ad essere inedito. Danilo, terzino acquistato dalla Juventus 3 anni prima, ha preso la numero 6, la maglia che fu di Scirea“Una scelta non casuale: un omaggio a chi per questa maglia ha sudato e faticato, con in testa sempre il lavoro e la correttezza” scrive il terzino su suoi canali social, entrato nell’estate del 2019 in punta di piedi, due anni dopo parla da juventino vero, da veterano, come se quella maglia la vestisse da un decennio. La verità è che il peso dei colori Danilo lo sente eccome ma non è un peso nella concezione negativa del termine, bensì una responsabilità, uno stimolo a fare sempre meglio. Nuovi leader nascono.

Juventus, il capitano non dovrebbe essere Danilo…

Danilo, Juventus
Danilo, Juventus

Nel calcio i manager vanno avanti. Una nuvola di magia aleggia sullo sport più amato del mondo: è la sua capacità di saper emozionare chiunque fin dai primi calci ad un pallone. Bellissimo. Ecco il calcio è, anche, questo. Non solo. C’è poco da fare, avere a che fare con una squadra non è tanto diverso dal gestire un’azienda. Forse è per questo che chi appende gli scarpini al chiodo per vestirsi di giacca e cravatta, non lo consiglia mai a nessuno. A parte facili ironie, le difficoltà da un punto di vista dirigenziale sono dietro l’angolo. Al gruppo sono richiesti ordine, impegno, rispetto dei ruoli, in una parola, professionalità. La Juventus è maestra in questo, il cosiddetto “stile Juve”, a Torino non è mai nulla fuori posto. Ironicamente ne parliamo subito dopo il terremoto che ha scosso i piani alti bianconeri.

Danilo e Bremer@juventus
Danilo e Bremer @juventus

Chi di dovere è al lavoro per risolvere la situazione, tutto si risolverà, l’ha detto Danilo e noi gli crediamo. Non potrebbe essere altrimenti. Il brasiliano ha in sè un carisma invidiabile, da masterclass per i dirigenti d’impresa, il paragone che ritorna. Sarà la sua pacatezza nel comunicare, la fermezza con cui accompagna ogni frase, fatto sta che quando parla Danilo si ascolta. Attenzione però, il rispetto da parte degli altri non è una qualità innata, il 6 se l’è guadagnato con gli interessi. Dimostra in campo quello che enuncia fuori, la volontà di andare sempre avanti, un passo alla volta, con l’imperativo della vittoria chiaro in testa. Tutto questo viene in un qualche modo amplificato da quella fascia al braccio che tanto gli dona, eppure, per qualche motivo, non dovrebbe.

…eppure lo è…

Juventus-Udinese, Danilo
Juventus-Udinese, Danilo

Il calcio è tante cose, tante sfumature, l’abbiamo detto. Il calcio è anche un mercato e come di consueto nel mercato, per essere definito tale, operano le aziende. A livello di sport la Juventus è forse la più grande azienda che c’è in Italia, quotata in borsa, ha una storia di successi lunga 125 anni. Quasi un mito, una parola evocativa a dir poco. Dal greco mŷthos, narrazione, favola, leggenda. Si dice che nella storia nacque la necessità di diffondere dei miti nel momento in cui era altrettanto necessario fornire una risposta. Il relativo quesito poteva essere di qualsiasi genere, dai misteri del cosmo al senso della vita, d’altronde l’umanità si stava formando. Protagonisti delle storie erano sovente fenomeni naturali, avvenimenti, stati d’animo, tutto ciò che potesse fungere da specchio della condizione umana. Un mito non nasce per caso. Quello bianconero si tramanda nei corridoi della Continassa, l’essere Juve lo si respira ad ogni allenamento, ad ogni seduta. Anche in questo caso la Vecchia Signora ha trovato chi, come uno specchio, parla per lei.

Danilo e de Vrij
Danilo e de Vrij

Il mister, Massimiliano Allegri, è quanto di più vicino a Madama si possa pensare: obbiettivo, cinico, i tre punti per lui devono essere il pane quotidiano. Un manager. Abbiamo detto che i manager nel calcio contano, vanno avanti, ma servono delle regole. Alla Juventus la fascia di capitano si tramanda quasi per “anzianità”, in parole povere, chi veste da più tempo in bianconero trasmette la sua esperienza ai compagni. Non fa una piega. La regola c’è e non si cambia, o quasi. Qualcosa di diverso, infatti, accade in Juventus-Inter del passato novembre, gara vinta dai padroni di casa per 2-0. Madama scende in campo con il consueto 3-5-2, la difesa è formata dal trio brasiliano Danilo-Bremer-Alex Sandro, il primo di questi con la fascia di capitano al braccio. Caso strano sicuramente, rammentiamo che il 6 gioca quella partita con ben 4 giocatori con più presenze di lui sotto la Mole: lo stesso Alex Sandro, Cuadrado, Szczesny e Rabiot. Solo qualcosa, o qualcuno, di straordinario è in grado di scardinare dogmi da tempo impressi in quella che amiamo tanto chiamare normalità.

…ed è giusto così

Danilo, difensore Juventus
Danilo, difensore Juventus

Sia chiaro, il titolo di primo tra i pari, di capitano, non è mai stato un diritto riservato a Danilo, il brasiliano si è guadagnato la fiducia del gruppo che lo riconosce come vero leader dello spogliatoio bianconero. Lo si vede ovunque, in campo, quando proprio in quel Juventus-Inter, tanto importante da far paura, va ad abbracciare il giovane Nicolò Fagioli dopo il gol. Fuori dal campo, a rincuorare tutti sotto il tunnel anche quando la montagna da scalare pare davvero troppo alta. Senza dimenticare tutte quelle volte in cui è sempre stato il primo a presentarsi ai microfoni della stampa dopo la più pensate delle sconfitte. Immediatamente dopo il fischio finale di un deludente Juventus-Villareal 0-3, adornato in negativo dalla conseguente eliminazione dalla Champions League, non è semplice trovare le parole giuste. Un lavoro che Danilo ha sempre fatto con grande maestria, dimostrando altrettanto spesso di credere nelle capacità del gruppo Juventus. Le critiche sono diventate elogi. I fischi? Applausi. Il destino dei grandi uomini. Se Danilo è capitano un motivo c’è, ed è giusto così.

ARGOMENTI: